Brutalismo architettura Milano: cosa vedere | Elle Decor

2022-10-22 20:33:53 By : Mr. Lane Cao

La Torre Velasca è senza dubbio la più famosa, ma il tessuto urbano del capoluogo lombardo pullula di architetture brutaliste da conoscere e riconoscere

Il brutalismo è una corrente architettonica nata negli anni Cinquanta e arrivata in tutto il mondo, dall’Europa all’America Latina, dagli USA all’Asia. In Italia trova il suo apice nel brutalismo in architettura a Milano, la città più rappresentativa di questa corrente.

Lo stile brutalista nasce in risposta alla necessità di creare nuovi spazi per la comunità dopo la seconda guerra mondiale, ed è caratterizzato dall’utilizzo di materiali grezzi come cemento a vista, acciaio, mattoni e vetro.

Gli edifici brutalisti sono massicci e imponenti e dopo un primo periodo di successo non hanno più incontrato il favore della critica, diventando ben presto edifici abbandonati e dismessi, spesso destinati alla demolizione.

Dopo decenni in cui è stato criticato e rifiutato, il brutalismo e i suoi materiali negli ultimi anni sono tornati al centro dell'attenzione: molti edifici sono stati ristrutturati, sono state realizzate nuove architetture in stile brutalista e anche sui social, specialmente Instagram, gli edifici brutalisti sono tra i più fotografati.

È un’architettura così ricercata che oggi viene scelta anche per il design di interni e sono stati realizzati anche kit per ricreare in carta le miniature degli edifici brutalisti sovietici.

In Italia il brutalismo in architettura ha caratteristiche simili a quelle degli altri Paesi. Gli edifici e le case realizzate nel periodo del dopoguerra sono imponenti e seguono linee chiare e geometriche.

Tra gli architetti del brutalismo italiano ricordiamo Giuseppe Perugini, che ha realizzato la casa brutalista sperimentale di Fregene, Francesco Berarducci, progettista del villino in Via Colli della Farnesina 144, location del film Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto di Elio Petri. E ancora Giovanni Michelucci che ha realizzato la Chiesa dell’Autostrada del Sole, Luciano Celli e Dario Tognon con la sede del Liceo scientifico Galileo Galilei di Trieste, Leonardo Ricci con l’auditorium di Riesi.

Come abbiamo potuto vedere in Italia ci sono numerosi esempi di stile brutalista in ogni regione, ma è Milano la città più rappresentativa di tutto il panorama architettonico italiano. Scopriamo quali sono gli esempi di più famosi di brutalismo in architettura a Milano e quali sono gli architetti che li hanno realizzati.

La Torre Velasca è l’architettura brutalista a Milano più fotografata e postata su Instagram. È stata realizzata nel secondo dopoguerra dallo studio BBPR ed è considerata uno dei simboli della città. La torre è realizzata in cemento armato e presenta travi oblique a vista che reggono la struttura superiore a forma di fungo. Al momento sono in corso i lavori di ristrutturazione, che termineranno nel 2023.

In via Jommelli è situato il palazzo Roberto Morisi, realizzato dall’omonimo architetto. La casa brutalista è realizzata in cemento a vista ed è caratterizzata da classici terrazzi rettangolari e particolari terrazzini circolari che sporgono dalle facciate rendendo l’architettura eccentrica.

Nel quartiere Sant’Ambrogio a Barona c’è la chiesa brutalista San Giovanni Bono, realizzata dall’architetto Arrigo Arrighetti. Si tratta di una chiesa realizzata in cemento a vista sia all’interno che all’esterno, a forma di tenda, colorata da piccole finestrelle in vetrocemento sulla facciata triangolare anteriore.

Sempre in zona Barona c’è una seconda opera brutalista, il collegio di Milano, realizzato negli anni Settanta dall’architetto Marco Zanuso. Un edificio realizzato in mattoni dalla particolare forma geometrica che nel 2020 è stato ampliato e che attualmente ospita quasi 200 studenti iscritti nelle diverse università milanesi.

Anche nel complesso di Fondazione Prada troviamo un rimando al brutalismo. La torre disegnata da Rem Koolhaas è realizzata in cemento bianco alternato a ampie vetrate ed è alta 60 metri. Al suo interno si trovano nove piani, costruiti alcuni su base rettangolare e altri su base trapezoidale, per questo dall’esterno la torre assume una particolare forma simile a una saetta.

Nel quartiere Baggio si trova l’Istituto Marchiondi, progettato da Vittoriano Viganò. È caratterizzato dall’utilizzo del cemento a vista, dalle travi sporgenti e dalle vetrate contornate in acciaio.

Considerato un capolavoro del brutalismo nell’architettura a Milano, oggi l’Istituto Marchiondi versa in condizioni di abbandono e degrado, nonostante il restauro sia stato affidato al Politecnico di Milano.

Molto più recente è il Knowledge Transfer Centre, la nuova ala realizzata nel 2014 allo IULM di Milano dallo studio 5+1AA. Si tratta di un edificio massiccio, caratterizzato dal vivace colore rosso, dalle strutture cilindriche decorative e dalla scala esterna che ricopre una delle facciate.

Lo stadio Giuseppe Meazza è uno dei numerosi stadi al mondo realizzati secondo i principi del brutalismo in architettura. Caratteristica dello stadio realizzato da Ulisse Stacchini sono le torri e la struttura realizzate ad anelli di cemento visibili dall’esterno dello stadio.

La parrocchia di Sant’Ildefonso, in zona corso Sempione, è un classico esempio di brutalismo nell’architettura di Milano. Progettata da Carlo De Carli, all’esterno è realizzata in mattoni e all’interno sono presenti ancora travi e colonne in cemento a vista.

La caratteristica principale di questa chiesta in stile brutalista si trova nella pianta, a forma poligonale simile a un ventaglio.

Si chiama Beton Brut il progetto fotografico dedicato al brutalismo a Milano realizzato da Elvira Pavesi e Fabio Natta. Iniziato nel 2019 il progetto vede protagonisti gli edifici brutalisti di Milano, di cui i due fotografi hanno curato il racconto e la raccolta di immagini sia dal loro archivio personale che attraverso un attento lavoro di ricerca.